– XXIV domenica del tempo ordinario, anno C

«Costui accoglie i peccatori e mangia con loro»

Un uomo, una donna, un padre. La liturgia della Parola offre alla nostra riflessione le parabole più belle del Vangelo. Nei tre racconti qualcuno ha perso qualcosa/qualcuno, lo ritrova e fa festa. La responsabilità della perdita non ricade sulla pecora o sulla monetina, neppure sul figlio che se ne va da casa. È Dio che ha perso un figlio e per questo si mette sulle sue tracce o lo aspetta pazientemente al ritorno. Gesù racconta dunque la storia di una pecora perduta e di un amore eccessivo, eccedente, folle di Dio per l’uomo, per il peccatore. Dio viene rappresentato come “un uomo” (non un pastore), che fa il mestiere impuro del pastore. Egli lascia le novantanove pecore nel deserto per cercare quella che si è smarrita. C’è un tocco di tenerezza in tutto questo. Il Signore non guarda alla quantità, ma ha una relazione di tipo qualitativo con i suoi figli. L’eccesso della misericordia di Dio non si misura dal fatto che ha tanti figli e ripartisce il suo amore su miliardi di persone, ma dal fatto che ama la singola pecora. Ogni pecora, ogni persona è qualcosa di unico, di insostituibile.

Nella parabola della dramma perduta il protagonista è una donna. È una signora probabilmente di umili condizioni, visto che quando si accorge di aver smarrito la monetina, non ha sufficiente luce in casa per mettersi a cercarla. Qui viene evidenziato l’aspetto femminile dell’amore di Dio per un peccatore che si converte.

Infine, la storia di un padre. Il vero protagonista della storia è per l’appunto il papà; i due figli sembrano quasi l’occasione per mettere in risalto la virtù del padre, l’amore che egli nutre per quei figli, un amore assolutamente gratuito e disinteressato! Del resto, l’amore di Dio non si commisura alla risposta ricevuta dagli uomini. Pensate che tragedia, se fosse invece così, se cioè Dio ci amasse proporzionalmente a quanto lo amiamo noi…

Un uomo, una donna, un papà: tre immagini per raccontare di un amore folle, tenero, che non si commisura alla risposta dell’uomo.

Incredibile! Quando il profeta Isaia ha la visione di Dio nl tempio, ode una voce che chiede: «Chi manderò, chi andrà per noi?». Da queste parabole sembra uscire la stessa domanda: «Chi racconterà un amore così grande?». Il Signore ha bisogno di persone disposte a fare esperienza della sua misericordia, disponibili a diventare apostoli del suo annuncio.

La vera conversione. La vera conversione non sembra in prima istanza quella di un uomo che si accorge di aver sbagliato. Il figlio minore che torna a casa, non dice: «Ho causato dolore a mio padre che forse mi crede morto – oppure – ho dimenticato la tenerezza di mio padre, la sua bontà e generosità». Non è il pentimento a spingerlo a casa, ma la fame! E la confessione: «Padre ho peccato…» gli serve da copertura: gli interessa riempirsi lo stomaco e ottenere una sola cosa: «Trattami come uno dei tuoi servi».

La conversione è un’altra e anche il figlio maggiore ne ha bisogno. Questi si rammarica con il padre e non vuole entrare alla festa: «Ho fatto bene tutto e non mi hai dato niente. Lui (il figlio minore) ha fatto male tutto e gli hai dato tutto». Il padre invita il figlio maggiore a entrare in un’altra logica: quella appunto del padre per cui conta il ritorno alla vita del proprio figlio. Se solo i due figli capissero, se solo conoscessero chi è quel padre che hanno lasciato in casa… vivrebbero con la gioia nel cuore! La vera conversione sembra riguardare l’accoglienza della rivelazione di Gesù circa il volto di Dio. Questo cammino, questa conversione attende il peccatore come il giusto. Poiché la vera radice del peccato non risiede primariamente in un comportamento, ma nella cattiva opinione su Dio Padre, comune sia al figlio maggiore che a quello minore della parabola evangelica. Il figlio minore per liberarsi di questa cattiva opinione si rifugia nella strategia del piacere; il secondo per imbonirsela instaura quella del dovere. Il figlio di Dio accoglie il volto vero del Padre, come lo vive Gesù, nostro fratello e suo vero figlio.

La parabola del padre misericordioso è un racconto che parla di un amore che è esistito prima che fosse possibile qualsiasi rifiuto e starà ancora lì dopo che tutti i rifiuti si saranno consumati. È il primo ed eterno amore di un Dio che è allo stesso tempo Padre e Madre.