“Io vi dico: amate” – VI domenica T.O (Anno A)

«Io vi dico: amate». (Mt 5,44)

Quand’è che una persona è davvero matura, adulta? È una questione di età, di competenze raggiunte o non è piuttosto la scoperta dell’amore e la capacità di realizzare, seppure nei limiti, questa risorsa?

“Siamo fatti per amare” cantava due anni fa Nek ed è proprio questa la verità più grande della nostra vita: dentro di noi l’amore è la sete più radicale, ma anche la risorsa più grande. Siamo capaci di rapporto con gli altri, di relazione, e quindi abita in noi la possibilità di donare noi stessi, di offrire ciò che siamo, oltre a ciò che abbiamo. Ecco il tratto che più esprime la nostra maturità.
Amare, però, chiede una convinzione profonda nei confronti dell’altro: chiede di riconoscere nell’altra persona, aldilà della sua capacità, aldilà delle sue possibilità di contraccambio, un tu amabile, degno di essere amato. Amare chiede di superare lo stile del dare, perché nel dare c’è la vendita, lo scambio, il prestito, nel donare, invece, c’è un soggetto, colui che dona, che nella libertà, senza essere costretto, e per generosità, fa un dono all’altro, indipendentemente dalla sua risposta. L’altro potrà risponderci e dare il via a un rapporto di reciprocità, ma potrà anche rifiutare il nostro dono o il nostro dono potrà non suscitare in lui alcuna meraviglia, alcuna gratitudine.

La capacità di amare è il tratto che più ci fa simili a Dio, che più esprime il nostro essere fatti a sua immagine e somiglianza. Dio è amore, ci ha detto in più modi San Giovanni nelle sue lettere, e questo amore oltre a farlo scorrere su noi lo ha posto come seme dentro di noi. Amare e amare come il Signore è possibile. Lui ce ne dà la capacità: lui ci dona la forza per amare alla sua maniera, per amare anche chi riteniamo un nostro nemico. Siamo “tempio di Dio” e lo “Spirito di Dio abita” in noi. Possiamo e potremo amare come Dio e avvertire che amando realizziamo noi stessi, che donare rende la nostra vita piena, ricca, bella, felice. “Amate, pregate, porgete, prestate”: sono porte spalancate verso delle possibilità, canali attraverso i quali il Signore incontra le persone, segni della maturità della persona, della risposta alla grande vocazione che Dio rivolge a tutti e a ciascuno. Proprio noi oggi siamo chiamati ad amare e trovare tutti i modi per farlo, a partire dai nostri doni, ma anche da quello che il Signore vede possibile attraverso di noi.

Noi, non gli altri siamo chiamati ad amare come il Padre, a provare ad amare alla sua maniera che è larga, aperta, generosa e dona anche a chi non sembra meritarsi nulla. Proviamo a rispondere a questa chiamata a diventare grandi!