È divenuta la pietra angolare – V domenica di Pasqua – Anno A

La pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta la pietra angolare. (1Pt 2,7)

Ogni giorno facciamo i conti con la nostra fragilità: il nostro corpo arriva fino a lì e non oltre e fatichiamo a fare tutto quello che vorremmo; abbiamo questo carattere e non sempre riusciamo a metterci in relazione costruttivamente; la nostra fede è debole e tavolta fatichiamo a costruire la nostra vita sul Signore.

Capita che dinanzi a questa realtà arriviamo a vivere ciò che l’umanità ha fatto con Cristo Gesù: le nostre fragilità, le nostre debolezze giungono a scandalizzarci, ad essere di inciampo e finiamo così a rigettarle, a rifiutarle, a prendere insomma le distanze da noi stessi, da quello che siamo; finiamo col rifiutare noi stessi, col non accettare la nostra umanità.
In altre occasioni, però, riusciamo a compiere anche passi costruttivi ed è a questi che il Signore oggi ci incoraggia, mettendosi al nostro fianco come alleato. Cristo è la pietra d’angolo della Chiesa e del mondo, pietra inizialmente rigettata dagli uomini, scartata, rifiutata (è finito in croce!)… ma anche pietra scelta, scelta da Dio Padre per dare forza, solidità, robustezza, al mondo e alla Chiesa. È su di lui che possiamo fare forza per costruire la nostra vita e la vita della Chiesa: su di lui acquistano solidità le tante pietre che giorno dopo giorno prendiamo in mano e con le quali cerchiamo di costruire il futuro. Su di lui diventiamo noi parte di un edificio solido, accogliente, bello.

Sì, siamo persone, fragili, piccole, deboli, dai grandi ideali, ma stringendoci a Cristo, aggrappandoci alla sua persona, anche noi possiamo diventare pietre vive per la sua Chiesa e per il mondo. Possiamo vivere a misura di quello che siamo, accogliere la nostra fragilità e portarla al Signore, certi che aggrappandoci a lui pietra angolare, con questa nostra umanità (proprio questa!), anche noi possiamo essere impiegati per costruire questo mondo, questa società, questa Chiesa di cui siamo parte.

– don Silvano, Casa Sant’Andrea