“Quelle vergini si destarono” – XXXII domenica T.O. Anno A

“Quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade” (Mt 25,7).

Mentre leggo la Parola di questa domenica, mi trovo con molti giovani a un week-end sulla maturazione affettiva. La parabola delle ragazze che aspettano lo sposo per accoglierlo in occasione delle sue nozze, con il suo risvolto di invito alla saggezza, risuona in un modo tutto particolare: come non vedere nella saggezza delle ragazze che hanno l’olio a sufficienza per le lampade l’immagine di tante persone che sanno vivere l’amore in modo autentico, con la saggezza, la prudenza e la generosità del Signore?

“Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono!” (Mt 25,8). “No, che non abbia a mancare per noi e per voi!” (Mt 25,9). Gesù non spiega che cosa sia quest’olio, però sappiamo che è necessario perché ci siano il fuoco e la luce e ci indica un’alternativa: vivere accesi o vivere spenti. Egli ci chiama alla responsabilità: un altro non può amare al posto nostro, essere buono o onesto al posto nostro, donare sé stesso al posto nostro, andare incontro al Signore per me. Nella notte, però, una voce, una parola: una persona grida ed è promessa del Signore che viene. Egli viene continuamente a ridestare la responsabilità, ad invitarci ad accendere le nostre lampade e le nostre vite, a incoraggiarci ad amare.

In questo percorso di amore ci accompagni la preghiera. Anche queste parole di Sant’Agostino (Confessioni, IX) potrebbero fare al caso nostro.

Tu hai chiamato, hai gridato,
e hai superato la mia sordità.
Tu hai sfolgorato,
e hai aperto i miei occhi.
Tu hai sparso i profumi,
li ho respirati
son corso dietro a te!
Io ti ho gustato,
e ho fame e sete di te.
Tu mi hai toccato,
e io brucio dal desiderio
della tua pace.
Quando sarò più vicino a te,
la mia sofferenza sarà finita.
O Signore, abbi pietà di me,
non nascondo le mie ferite;
tu sei il medico e io l’infermo.
Tu sei misericordioso,
e io tanto povero.
Donami ciò che tu comandi,
e poi comanda ciò che tu vuoi.

– don Silvano, Casa Sant’Andrea