“Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto” – Prima domenica di Quaresima – anno B

“Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni” (Mc 1,12).

Pochi versetti di Vangelo, in questa domenica, ci descrivono Gesù in due ambienti diversi, il deserto e la strada. Diversamente dai Vangeli di Matteo e Luca, Marco non riporta il contenuto delle tentazioni nel deserto, ma ci ricorda l’essenziale: Gesù è rimasto nel deserto, tentato da Satana e poi ne è uscito per andare ad annunciare di città in villaggio la vicinanza del Regno di Dio, chiedendo la conversione, ossia l’accoglienza di questo dono.

Due situazioni diverse, due esperienze disparate che Gesù vive e ci propone come due movimenti necessari per la vita spirituale. Come lui, anche noi siamo chiamati a fare della vita un passaggio tra il deserto e la strada, tra la sosta e l’azione, tra il silenzio e la parola, il raccoglimento e l’incontro. Spesso noi ci buttiamo completamente da una parte o dall’altra. Alcuni si lasciano andare soprattutto al fare piuttosto che al rimanere, all’azione piuttosto che alla sosta, alle opere piuttosto che alla preghiera: per altri, magari, è il contrario. Gesù ci propone di tenere desta la tensione tra queste due diverse modalità di vivere, coniugando l’impegno con la pausa che ristora, la vita attiva con la contemplazione. Certamente non è facile trovare un’armonia tra queste due dimensioni e talvolta ci rifugiamo nell’una o nell’altra o scappiamo dall’una o dall’altra. In realtà si chiamano a vicenda: l’ascolto della Parola di Dio e la preghiera, personale o comunitaria, chiedono di diventare testimonianza verso gli altri, impegno concreto, dono di sé e il nostro impegno nel lavoro, fuori o dentro casa, e nel servizio pastorale chiedono di essere espressione sincera di un cuore che si scopre amato dal Signore, depositario del suo Vangelo. Si tratta di trovare un’armonia che faccia del bene alla nostra relazione con Dio e con i fratelli, di permettere al cuore di battere in modo armonioso, senza tachicardie o aritmie, ossia di vivere nel tempo opportuno i due movimenti di sistole e diastole, del deserto e della strada.

Forse emerge immediato un disappunto, dentro di noi. Come dire: non posso modificare il mio stile, non mi è possibile modificare gli orari e gli impegni, come posso far battere regolarmente il cuore della mia vita spirituale? Personalmente non credo sia una questione di orari da spartire, di tempi da assegnare ad una cosa piuttosto ad un’altra. La prima novità credo stia anzitutto nel come viviamo le nostre esperienze di impegno e di sosta. “Il problema non sempre è l’eccesso di attività, ma soprattutto sono le attività vissute male, senza le motivazioni adeguate, senza una spiritualità che permei l’azione e la renda desiderabile” (EG 82, papa Francesco). Il Signore credo ci chieda anzitutto di vivere a partire da un deserto interiore, da un’intima esperienza di silenzio e comunione con lui dentro di noi. Anzitutto ci interpella a portarlo nel cuore in ogni momento, in ogni situazione. Altrettanto è vero, tuttavia, che oggi ci chiede di smascherare le nostre pretese di onnipotenza che ci fanno lavorare esageratamente oppure vivere troppo esposti sull’esteriorità, sul fare privo di un cuore appassionato e motivato, non scaldato dall’amore del Padre. La stessa vita parrocchiale chiede di dare spazio ad entrambe le dimensioni: c’è bisogno dell’impegno, del condividere un agire a servizio dei ragazzi, dei giovani, dei poveri, della liturgia, delle diverse attività, ma se tutto questo non è frutto di autentica fraternità, di rapporti veri e caldi con gli altri, di amore condiviso, che senso ha tutto questo?

“Convertitevi” grida il Signore all’inizio di questa Quaresima, ossia “fate un’inversione di marcia”, cambiate strada, volgetevi verso il Regno di Dio, non camminate girati dalla parte opposta. Proviamo ad ascoltare questa parola: per ognuno questo invito chiede una risposta diversa, a tutti, però, chiede in questo periodo di non aver paura ad entrare nel deserto, ossia di inoltrarci, da soli e insieme, nella solitudine, nel silenzio, del luogo dove la parola di Dio non è coperta da altre voci e può essere ascoltata. Proviamo ad accogliere questo invito. Scegliamo dei tempi di silenzio per dare spazio all’interiorità, alla preghiera, al Signore. Fissiamo per ogni giornata un momento di pausa in cui fare silenzio e leggere, a casa, nella chiesa parrocchiale o in una di passaggio, una pagina del Vangelo. Permettiamo al Signore di parlarci. Ci saranno un sacco di motivi per lasciare stare o smettere di pregare, per farlo una volta e poi lasciar perdere: torniamo ogni volta sui nostri passi, fino a sentire che non possiamo fare a meno di ascoltare il Signore e di rispondere alla sua Parola.

– don Silvano, Casa Sant’Andrea