Dopo il Sinodo. La Parola si apre la strada anche nella generazione social

Da Avvenire del 3 luglio 2019

Tra i giovani è viva la domanda di un nuovo modo di pregare che parta dalle domande della vita. Scoprendo che Vangelo e Salmi hanno risposte «per me»

Un piccolo suono nella notte. È il segnale di una fedeltà inizialmente non messa in conto. La proposta venne lanciata al termine di una vacanza estiva: inviarsi una frase, o anche solo una parola tratta dal Salmo di compieta, preghiera condivisa per diversi giorni prima del sonno. Legarsi così, grazie ad ‘altro’ rispetto al linguaggio comune, ci siamo accorti che piace e funziona. Non è per dovere che i giovani aprano la Bibbia, specie in un cattolicesimo che raramente ne ha proposto la frequentazione personale. L’amicizia e un’app possono fare la differenza: il nostro smartphone è tanto lontano dai codici miniati, quanto capace di dare accesso alla medesima esperienza di comunità in preghiera. Quando ce n’è modo, ci si raduna fisicamente. Altrimenti si è insieme seppur dispersi: ciascuno nella propria stanza, o in viaggio, ma col pensiero ai fratelli e il cuore in ascolto. «Scegliere fra tutte una parola – dice Valentina, 21 anni – quella che oggi pare scritta per me. Lasciarla risuonare prima nel silenzio e poi fra gli amici, pronunciandola ad alta voce o inviandola in chat: così mi sono accorta che la Bibbia parla di me, perché persino lo stesso Salmo non dice mai la stessa cosa. Lo si ritrova di mese in mese diverso, ma basta una sera per accorgersi di quanti particolari ognuno di noi ha colto. Lì dentro c’è la vita ed è come se Dio non ti facesse mai mancare la chiave giusta per quel che stai attraversando. Capita anche che io scelga una frase in cui non si tratta di me, ma forse di ciò che sta vivendo un’amica. Inviarle quella parola può fare la differenza: incide di più di tante frasi che spontaneamente avrei potuto scrivere io». È l’innesco, il giusto inizio di un nuovo modo di pregare in cui è lo Spirito a prendere e a dare la parola. Delicatamente, come nel suo stile, perché Dio è come si ritraesse: si offre in espressioni umane, segnate dal tempo, intrise di contrastanti emozioni, non sempre legate fra loro con chiarezza e coerenza.

I Salmi, prima ancora dei Vangeli, innescano tra testo e lettore un’immediata corrispondenza e rendono possibile un salto di qualità. Molti giovani hanno dentro di sé un universo inesplorato, che si dischiude solo nell’ascolto di ciò che inizialmente appare esterno, estraneo, ma poi improvvisamente familiare. «Ascolta, Israele!» (Dt 6,4): prende forma un popolo grazie al dono della Parola. Nel cuore della notte, raggiunti dal messaggio dell’ultimo amico che chiude i libri o rientra da una festa, Valentina può toccare con mano l’appartenenza non a un’ideologia ma al medesimo amore di cui vivono i fratelli. È un incontro, un’energia, un desiderare ancora: il testo che tutti pregano è voce, presenza. Anche i meno propensi a visio- ni angeliche avvertono, cammin facendo, il Mistero che li avvolge. C’è dell’altro, c’è di più. Non sono solo parole.

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