Come se vedessero l’invisibile – IV domenica di Pasqua

Come se vedessero l’invisibile

Che cosa vediamo guardando la nostra famiglia, la nostra comunità, entrando in un ospedale, in una classe di scuola, camminando per le vie della città? A cosa ci chiamano le diverse situazioni che ci circondano? In che modo il Signore ci chiede di prendervi parte? Attraverso quali scelte concrete, oggi e per sempre? La realtà è l’orizzonte in cui riconoscere una propria vocazione e le differenti chiamate, è il luogo in cui “l’Invisibile” si fa visibile, ci chiama al dono e ci orienta alla missione. Nel quotidiano possiamo intuire la risposta alla domanda vocazionale: “Per chi sono io?” e “Trasformare i sogni di oggi nella realtà di domani” (Papa Francesco, 11 agosto 2018).

Io e il Padre siamo una cosa sola

“Ma se seguo il Signore, i suoi progetti, il suo sogno, allora devo rinunciare ai miei progetti e ai miei sogni?”. Quanti si mettono sul serio alla sequela di Cristo, interrogandosi sulla propria vita, sulle proprie scelte, prima o poi vedono questa domanda affacciarsi al proprio cuore.

Ma oggi il Signore ci fa intuire che quel Padre che ci ha creati, che ha tessuto nel segreto le nostre membra e che ha dato forma al nostro cuore non è diverso da quel Cristo Gesù che ha portato la buona notizia del Vangelo e ci ha dato l’esempio offrendo la sua vita per noi.

La strada segnata da Cristo verso la croce e confermata dalla sua Risurrezione è la stessa strada che il Padre ha impresso nel nostro cuore e che può portarci alla gioia vera e profonda. Non ci sono altre vie per gli uomini che possano portare a questa gioia piena e ogni gioia di cui facciamo esperienza nella vita è un indizio, un segnale, che ci aiuta ad intuire la strada tracciata dal Padre ed indicata da Cristo. Questi segnali vanno letti, compresi, attraversati e affrontati, così da non scambiarli per la meta.

 

Ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono

Cosa vuol dire, allora, fare ricerca vocazionale? Non significa abbandonare quello che siamo per seguire l’esempio di Cristo, ma trovare quello che siamo nel coltivare la nostra amicizia con il Signore Gesù. Egli ci conosce e ci ama, per questo ci guida dove il nostro cuore trova il nutrimento migliore.

Come ci sentiamo guardati dal Signore? Sapere che egli ci guarda è per noi una minaccia o un motivo di gioia? Il primo passo della ricerca vocazionale è prendere confidenza con il Signore e imparare dal Vangelo e dai testimoni che ci circondano cosa significhi essere conosciuti da lui.

Il secondo passo è quello di seguirlo, di prendere sul serio la sua presenza. Provare a dare forma concreta, partendo dalle piccole cose, alla sua presenza nella nostra vita: il tempo della preghiera, qualche gesto di gratuità a chi ci è vicino, dei servizi verso i piccoli e i bisognosi, accostare una guida spirituale, prendere del tempo per considerare le scelte importanti della nostra vita sono quei passi progressivi che ci possono aiutare a camminare nella strada tracciata dal Padre.

 

Nessuno potrà strapparle dalla mano del Padre

La parte centrale di questo breve brano del Vangelo è una bellissima promessa che il Signore ci fa. A volte per avvicinarci al Signore ci capita di fare giri lunghi, così lunghi che si può insinuare il dubbio che sia troppo tardi o che siamo andati troppo lontani. Il Signore, invece, ci fa intendere che non siamo mai usciti dall’abbraccio di Dio. Egli nella sua estrema delicatezza, attende discreto che noi scegliamo liberamente la strada che Egli ci indica, ma nulla, da fuori, potrà portarci via la possibilità di stare con lui.

Non è mai tardi per guardare l’orizzonte da dentro al nostro cuore, cercare la strada che oggi possiamo percorrere con il Signore e nutrirci al pascolo della gioia vera.

– don Alberto Sonda e don Silvano Trincanato