“Chi accoglie voi accoglie me” – Tredicesima domenica del tempo ordinario, anno A

“Chi accoglie voi accoglie me” (Mt 10,40).

Dovendo preparare un breve articolo sul tempo estivo e le famiglie, ho chiesto direttamente ad alcune coppie quali fossero i loro desideri per quest’estate insolita e particolare. Da parte di tutte è emerso, fra gli altri, il desiderio di stare in maniera calma e serena con le persone, dentro e fuori casa. Mi pare significativa questa richiesta: nessuna di loro ha parlato anzitutto di vacanze o viaggi ma del bisogno di valorizzare le relazioni e il dialogo. È come se la quarantena avesse risvegliato il desiderio di incontro che nei mesi scorsi da una parte non è stato possibile con gli amici, i famigliari e la comunità ma dall’altra ha trovato anche nuovi spazi ed equilibri dentro casa, in alcuni casi buttando benzina sul fuoco delle incomprensioni e dei conflitti, ma in molti altri permettendo di riscoprire i rapporti.

L’ospitalità è cosa sacra in tante culture e nella Scrittura e interpella ciascuno di noi. Quando siamo ben disposti verso l’altro, l’accogliersi, il darsi tempo, il fare spazio alle persone mette ali alla nostra umanità, da respiro alle emozioni, fa circolare informazioni ma anche maturare nuove idee, rendendoci più creativi. Accogliersi è anche un tratto dell’amore fraterno che il Signore stesso in questa domenica viene a sollecitare. Il riferimento va in continuità con domenica scorsa, quando la Parola ci chiamava a riconoscere la nostra vocazione a testimoniare il Vangelo, la chiamata ad uscire dal chiuso per annunciarlo con coraggio in ogni ambiente e in tutti i modi senza cedere alla “paura degli uomini” (Mt 10,26). Oggi siamo invitati a metterci soprattutto dalla parte dei destinatari del Vangelo, di chi accoglie colui che porta la parola di Dio, e la proposta è quella di assomigliare alla donna dell’AT che, avendo spesso per casa il profeta Eliseo, le fa costruire una stanza al piano superiore dove possa trovare riposo e abitare per il tempo necessario (cfr 2Re 4,8ss). Questo suo gesto dice la grande considerazione che lei aveva per l’uomo di Dio, ma parla soprattutto del suo cuore disponibile a condividere i propri beni, a mangiare assieme, a dialogare, ad ascoltare. Avrà avuto anche lei altre cose da fare e delle riserve su chi non era della famiglia e pure lei, sebbene facoltosa – chi poteva costruire una casa in muratura da un giorno all’altro? – avrà avuto piacere a usare i suoi soldi per i propri interessi eppure superando se stessa si è aperta al dono con larghezza d’animo. Il Signore desidera cresca in ciascuno di noi, in ogni famiglia questa apertura di cuore e quella stanza da lei fatta preparare è lì a sollecitare la nostra disponibilità, nella certezza che ogni uomo e donna della terra portano la sua presenza e sono una benedizione.

In questo giorno, in questo tempo estivo, chiediamoci quale rapporto abbiamo con l’ospitalità. Lasciamo che il Signore metta a nudo le scuse che tiriamo fuori quando non diamo il primato alle persone, al dialogo gratuito e fraterno, alla relazione. Riconosciamo eventuali paure che abbiamo verso i famigliari, come pure verso le persone che non sono della nostra casa, che hanno modi di pensare e di fare diversi dai nostri, che conosciamo poco o proprio non conosciamo, verso chi arriva all’improvviso chiedendoci di rompere i nostri schemi e chiediamo al Signore di sciogliere le inutili “paure degli uomini”. Ospitare è impegnativo: chiede tempo, energie, impegno, il meglio di noi… È anche però occasione in cui lasciarci stupire e meravigliare, l’occasione in cui sperimentare la ricompensa donata alla donna generosa della prima lettura che dopo tanti anni è diventata madre… e la ricompensa di Gesù che promette di farsi presente quando due si accolgono e offrono se stessi come sorso d’acqua in un bicchiere per l’assetato (cfr Mt 10,42).

– don Silvano, Casa Sant’Andrea